Via Lanza-Ciarletti alla Mitria, Gaetano Ercoli racconta

La Mitria, il racconto di Gaetano Ercoli

Alla scoperta della Via Lanza - Ciarletti

Gaetano scrive…

“Domenica le previsioni sono belle. Andiamo alla Mitria?”

“Facciamo la Momo-Pofi?”

“Pensavo di provare a fare la Lanza-Ciarletti

Piccola pausa poi mia moglie risponde “Ah…Ok”

Bene è deciso, leggo e rileggo le relazioni della via, partenza da Piedicavallo, 900Mt di dislivello di avvicinamento, 5 tiri gradazione massima 6A.

So già che è un pò al di sopra delle nostre possibilità..

Domenica come da previsioni giornata bellissima, neanche una nuvola per tutto il giorno, se si parte presto da Piedicavallo l’avvicinamento si svolge tutto all’ombra, prima su comoda mulattiera, poi su prati un pò più ripidi.

Durante la salita penso alla via che andremo ad affrontare, aperta da Gianni Lanza e Massimo Ciarletti nel 1977 all’età di 16 anni, sorrido tra me sono miei coscritti, li conosco entrambi, io a 16 anni pensavo ad altro…

Ed ad un tratto, la Mitria te la trovi davanti, illuminata dal primo sole della giornata, sembra che ti guardi mentre ti avvicini, lei man mano sempre più grande e tu sempre più piccolo.

Guardandola mi vengono in mente i versi di una canzone di Guccini “… una vecchia signora dai fianchi un po’ molli…” dall’espressione un po’ bonaria ed un po’ severa, pronta a darti una carezza o una sberla, chissà oggi cosa arriverà.

Siamo arrivati all’attacco , cambio la maglietta e prendo un panino, ecco come al solito mi prende quel “groppo” allo stomaco che mi impedisce di mangiare; mi succede sempre quando devo passare dal piano orizzontale a quello verticale.

Mi obbligo a magiare, ma più di due bocconi non vanno giù , pazienza, e allora metto l’ imbrago, preparo i moschettoni, la staffa e siamo pronti. Ci controlliamo a vicenda le legature, e diamo un’occhiata alla parete.

“Sei sicuro?” chiede mia moglie?

“Certo non preoccuparti?” Ma lo dico più a me stesso che a lei.

Tutti i tiri, le placche, i muretti, lo “spettacolare laminoire” fino al diedro finale, per noi sono impegnativi, quando arrivo alle soste, mi ci va un attimo per riprendere fiato e urlare “sono arrivato”.Una bella liberazione! Tiro dopo tiro alla fine arriviamo all’ultima sosta.

Recupero Anna, quando arriva la guardo negli occhi è stanca e a differenza di me è ancora un pò tesa, io mi sono rilassato, ripenso a quanto appena fatto, a questa bellissima via in un posto altrettanto bello e mi scappa una lacrima per l’emozione e la felicità.

“Beh ce l’abbiamo fatta” dico.

“Dobbiamo ancora scendere” mi risponde.

Ah ecco perchè era ancora preoccupata, ma ha perfettamente ragione. (Gianni docet)

Con tre calate siamo di nuovo alla partenza, ritiro la corda, tolgo l’imbrago (alla fine la staffa è rimasta inutilizzata lì appesa) zaino in spalla ed iniziamo a scendere.

Mi volto a guardare la Mitria, sembra che adesso mi sorrida e mi saluti.

Mi mette un po’ di tristezza vederla lì sola, chissà quando qualcuno verrà di nuovo a trovarla e arrampicherà sulle sue rocce?

Spero presto.

Ripasso i tiri fatti, e penso a Gianni e Massimo che a 16 anni hanno aperto questa spettacolare via, e poi ancora a Gianni e Dafne che l’hanno richiodata, portandosi in spalla tutto il materiale…

Beh… non mi resta che inchinarmi, togliermi il cappello e dirgli “Grazie per tutto questo”.

Gaetano Ercoli

Annarosa sulla placca, del terzo tiro. Foto Gaetano Ercoli

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