Illusioni

Canalino invernale, tra esperienza e sogno, i pensieri di Dafne, Gianni e Paolo

Sono queste le esperienze che mi fanno vivere la montagna davvero, quelle
che mi regala l’inverno, quelle dove c’è il contatto fisico con la neve e
con la roccia, quelle dove domina il silenzio scandito dallo scricchiolio dei ramponi, dove il freddo regna sovrano, dove l’occhio
non vede altro che meravigliosi inospitali luoghi. Sono esperienze che
ti ridimensionano, sono lezioni che la montagna impartisce per ricordarci sempre quanto sia più forte e più grande di noi piccoli
uomini. L’inverno rende inaccessibili anche le mete più semplici, rende
alpinistiche delle banali passeggiate e sulle vie di roccia più battute
si posa il silenzio e la quiete. Ed è lì che davvero apprezzi l’inverno: entri in contatto con la montagna, riesci a raggiungere un livello di
intimità con lei che d’estate non ti concede.

Partiamo
molto prima dell’alba, sono emozionata, ho tanta energia e le farfalle nello stomaco, quelle che la montagna mi fa venire quando so che mi aspetta una via impegnativa, quelle farfalle che iniziano a svolazzare nella mia pancia già la sera prima quando preparo lo zaino, quelle
farfalle che non ti fanno prendere sonno. Chiacchieriamo, si ride, la
compagnia è sempre bellissima, in fondo siamo tutti accomunati dalla
stessa passione, non si può che star bene insieme. E’ una notte senza luna ma una stellata immensa sulle nostre teste ci accompagna lungo tutto il tratto della Busancano fino alla deviazione per il sentiero che porta al Lago delle Bose: è la montagna che conosciamo, è un sentiero
che chissà quante volte abbiamo percorso, è come se fosse la strada di casa… Invece no, perchè è inverno, e la potenza dell’inverno sgretola anche le più grandi certezze. Basta un passo, uno solo fuori dalla pista
battuta per comprendere che sarà dura arrivare all’attacco: una sottile
crosta di neve si sfonda sotto il nostro peso e svela un fondo farinoso che arriva alla vita. Il cielo nel frattempo si schiarisce, dipinge le nuvole sotto di noi di arancione e colora la neve di un azzurro vivo.

Proseguiamo
lenti, metro dopo metro, per cercare di non sfondare troppo la neve usiamo gomiti e ginocchia, dobbiamo procedere a gattoni perchè in piedi
non si riesce a stare; a turno si batte traccia, che poi traccia non è, sembriamo dei piccoli motoscafi che smuovono un’onda che poi si richiude. Le risate, le battute, la voglia di provarci non ci fa sentire la fatica: quanti ci prenderebbero per matti, là a gattonare, e forse
matti lo siamo davvero, ma lo siamo tutti insieme e non c’è nulla che mi renda più felice di quel contatto con la neve, di quella prima lezione
che la montagna ci impartisce fin dal mattino presto.

Il sole nasce, illumina per primo il Camino, poi raggiunge la Parete
Piacenza sopra di noi, quella luce evidenzia le meravigliose sculture
che crea la roccia e fa sembrare tutto ancora più grande e inospitale.

Gattonando e strisciando dopo tre ore abbondanti siamo all’attacco, non ci siamo arresi: guardiamo la traccia disordinata dietro di noi e legandoci scrutiamo con naso all’insù cosa ci aspetta. Dietro di noi la valle
aperta, il sole, la bella neve, il laghetto ghiacciato: davanti a noi l’ombra, il freddo, due pareti severe si chiudono a V a formare un posto impervio, solitario, inospitale, buio.

Tiro dopo tiro… La poca neve si alterna alla roccia: cerco di seguire i consigli, arrampicare con i ramponi mi dà sempre la sensazione di essere su un guscio d’uovo, cerco di appoggiare delicatamente le punte sulle
piccole escrescenze, è questione di testa e fiducia, non è sempre facile ma tiro dopo tiro imparo a leggere la roccia e a capire dove le punte saranno stabili e dove no. E’ una soddisfazione enorme ogni passo.

Tiro dopo tiro… La montagna continua a parlarci, ad insegnarci, in una sosta l’odore di un animale in decomposizione rende il tutto ancora più
surreale e inospitale, mentre una nebbia rada ci raggiunge.

Tiro dopo tiro… La via diventa sempre più dura, o forse siamo noi che siamo
più stanchi: le pareti si chiudono ancora di più ai nostri fianchi, a tratti dobbiamo incastrarci con lo zaino per superare il passaggio.

Poi all’improvviso la luce aumenta, il mondo si riapre, tutto è bianco, il cielo e la neve hanno lo stesso candore e come una visione appare la Croce poco più in alto tra le nebbie: la guardo passandole accanto, le chiedo di vegliare sui miei sogni e proseguo verso la discesa. E’ l’abbraccio più dolce. Ce l’abbiamo fatta.

Dafne Munaretto

La notte ci aiuta, non vediamo cosa ci opprime… il tempo si dilata nella fatica, come bestie sudate, remiamo nella neve alta, verso qualcosa che ci sfugge. Un oceano divide il momento della partenza dall’arrivo alla cima, in mezzo passano i nostri pensieri, abbruttiti dallo sforzo, arricchiti dalla bellezza selvaggia di questo momento privato, che ognuno a modo suo sta vivendo.

Gianni Lanza

Da pochissimo tempo mi sono avvicinato a questo mondo, fino ad un paio di anni fa avevo solo camminato su sentieri, lunghe camminate prevalentemente solitarie. In quel modo potevo solo avvicinarmi alle pareti e alle grandi montagne ma, più mi avvicinavo e più ne venivo attratto, senza un motivo vero… non saprei spiegare ma era come se in me si stesse insinuando qualcosa… come quelle gocce che piano piano scavano il solco, la traccia che poi non puoi fare a meno di seguire, perchè nel frattempo la goccia si fa corrente e la corrente si sa, ti porta via, ti trascina… per me la scoperta della montagna è stato questo, un susseguirsi di emozioni,di crescite, di nuove conoscenze, di soddisfazioni e… cadute ma con umiltà ho anche imparato a rialzarmi. Questo è stato per me senza ombra di dubbio, il primo vero assaggio, benchè anestetizzato dal vostro supporto, di quello che significa Alpinismo… fatica, patimento, freddo, sopportazione e sacrificio… ma anche solidarietà, condivisione, gioia e consapevolezza di poter contare sul tuo compagno. Un semplice incitamento, uno sguardo, un gesto in quei momenti possono fare la differenza, te li porti dentro e li resteranno! Quello che mi sta regalando questa attività è qualcosa di grande. Bello è riscoprire quanto siano importanti certe piccole cose come un sorso d’acqua quando hai sete o indossare dei guanti caldi quando hai il gelo nelle mani… bere, mangiare, scaldarsi, riposarsi… bisogni primari che nel nostro quotidiano ci sembrano scontati. Per aver condiviso tutto questo volevo ringraziarvi. Gianni, Teo, Angelo, Dafne, Marco.

Paolino Girardi

LINK INTERNI
– Leggi la relazione in alpinismo invernale Mucrone – Via del Canalino

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