Bruno Taiana ci ha lasciati

La scomparsa di un grande.

Bruno aveva il pregio enorme di parlare poco, ma‚ stai tranquillo che ti inquadrava in fretta, senza farla lunga. Un grande alpinista che in montagna, negli anni ’60, precorreva i tempi in arrampicata libera (intesa senza protezioni) e artificiale sulle vie più impegnative delle Alpi Biellesi. Era molto conosciuto poichè agiva in posti noti, sotto gli occhi di tutti.
Tra le salite più importanti: la prima della parete sud est del Becco della Tribolazione, con Guido Machetto e Beppe Re; una ripetizione lampo della nord est del Badile, via Cassin, ed un tentativo alla Nord dell’Eiger, che all’epoca non era ancora stata percorsa da nessuna cordata italiana e che psicologicamente aveva un enorme peso, sempre con Machetto.
Io l’ho conosciuto quand’ero ragazzino. Era bello andare a casa sua e ascoltare i racconti, le storie di vita vissuta: montagne, litigi, cazzotti, sempre con quella calma pacata di chi la forza ce l’ha dentro. Bruno, da giovane, viveva a Chiavazza in via del Senato: allora era il Bronx di Biella e, tra le altre cose, lui faceva pugilato. Mi piaceva da matti! Mi immaginavo le scene, quando ci parlava del Machetto, del suo presunto brutto carattere, dei torti subiti a Biella in quell’ambiente stantio di alpinismo di provincia. Poi le avventure: “Tornavamo a casa dal Badile con il Millecento (1100 FIAT) modello porte contro vento, si spalanca una porta, batte contro il muro e “tran! rancala!”. Le rivalità col Guido, in Perù: “Abbiamo fatto una cresta, per allenamento: una roba tipo i Carisey, ma a 5000 metri. Ad un certo punto troviamo un muro liscio; facciamo una scaletta con delle pietre poi il Guido mi sale sulle spalle si aggrappa al margine e sale, mi guarda da sopra e mi dice di buttar giù le pietre. Poi mi fa salire con l’aiuto della corda e aspettiamo gli altri. Quando arrivano, provano in tutti i modi, ma non c’è verso di passare. Uno di sotto chiede la corda ma Guido è imperterrito: se vuole la corda deve recitare una frase umiliante! Tira e dai finchè quello di sotto cede e recita”. Erano fatti così, alpinisti un po’ western: noi ragazzini ascoltavamo e ci divertivamo tantissimo.
Qualche mese fa, ero alla Balma con Roby, ed è stata l’ultima volta che l’ho visto. Mi è apparso stanco ma il carattere era sempre quello, assai combattivo. A Bruno ho voluto bene. Per quanto lo conosco so che lui non gradirebbe vederci affranti. Allora, come avrebbe detto Machetto, “hasta la vista Bruno, chi muore di giovedì non ha da morire di venerdì.

Gianni Lanza

 

A pesca di frodo. Il ricordo di Paolo Girardi

Il mio ricordo del Taiana risale a molti anni fa, avrò avuto 8-9 anni quando mi sorprese a pescare di frodo nell’urial ad Ca’ di Cue, pescavo con una improbabile canna ricavata da un ramo di nocciolo e come lenza “an toc ad fissela” ed un povero grillo acchiappato nel prato vicino come esca… talmente preso ed eccitato dall’azione non mi resi conto dell arrivo della Guardia Forestale che mi sorprese in flagranza di reato! “Adess at fac la multa!” Rimasi impressionato, ricordo, da quella figura che, pur conoscendola, in quel contesto mi sembrò enorme… poi probabilmente mosso da pietà, vedendomi sbiancare mi disse “fate furb bocia, at la dac mi la cana da pesca”; e mi insegnò ad usare come esche le “gerole” che si trovavano sotto i sassi nell’acqua. Allora non sapevo chi avevo di fronte, di cos’era capace quell’uomo, ma incuteva rispetto, e me lo ricordo ancora adesso.

Paolo Girardi

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