Père Eternel

Père Eternel, una pertica in legno per la sfida impossibile

Il Père Eternel (in italiano Padreterno) è un ago di roccia monolitico dall’aspetto impossibile. Sorge in un luogo selvaggio ed appartato del Monte Bianco, sulla cresta nord dell’Aiguille de la Brenva.

Fu salito con una rocambolesca avventura il 7 agosto del 1927 da Laurent Grivel, Arturo Ottoz, Osvaldo Ottoz e Albino Pennard. Nella storia di questa scalata si intuisce il rapporto interiore che si era instaurato tra gli scalatori e l’impossibile guglia, un rapporto quasi d’amore, dove la materia prende vita e diventa quasi un’ossessione. Per conquistarla ad ogni costo il gruppo di intrepidi giovani si inventò di superare il tratto strapiombante utilizzando una pertica di legno portata da Courmayeur (lunga circa 6 metri) fissata precariamente alla parete con alcuni aghi da mina e chiodi da roccia. Uno di loro si arrampicò sulla traballante pertica sostenuta dagli altri compagni e raggiunse la cima.

Ancora oggi si percorre la via utilizzando l’instabile pertica: è emozionante affidarsi al tremolìo di questo esile pezzo di legno, che per nulla infonde sicurezza ma che resta l’unico modo per raggiungere la cima.

Foto-storia ed emozioni vissute

La Père Eternel, l'ultima guglia di destra, la più affilata. Foto di Michele Longo, da Flickr https://www.flickr.com/photos/patabangs/
Partiamo da Pavillon: in fondo sulla sinistra la nostra meta ci guarda da lontano. E' la guglia più impressionante.
Per pietraie e ripidi prati ci avviciniamo al ghiacciaio.
Sulla Via Papa Giovanni Paolo II: placche tipiche della parete est dell'Aiguille de la Brenva.
Verso il diedro sul settimo tiro.
Ultimo tiro della Via Papa Giovanni Paolo II
La Brèche è a portata di mano, appena lì dietro.
Squarcio tra le nubi sul Pilone Centrale del Freney.
Verso la pertica.
Noi piccoli piccoli forse saliremo lassù.
Elle attende.
Eh eh, la vedo grigia...
Qui la pertica traballa paurosamente.
Ogni passo un viaggio.
La mano accarezza la cima della Père Eternel.
La soddisfazione di stringere gli ultimi affilati metri di granito.
La cima si è lasciata raggiungere, selfie di vetta.
Bellezza vissuta.
L'ultima calata ci deposita sul ghiacciaio.
Dall'ultima funivia un ultimo sguardo (guglia in alto a destra).

Il 23 luglio 2018 partiamo da Courmayeur con la prima funivia ma questa volta non saliamo fino a Punta Helbronner, bensì ci fermiamo al Pavillon. È incredibile ma in tanti anni non mi era mai successo di fermarmi al primo troncone.

Vogliamo salire la Père Eternel, guglia vista e sognata più volte ma ai nostri occhi ancora inaccessibile. La vediamo alta e lontana sopra di noi mentre ci incamminiamo per ripidi prati e lunghe pietraie che ci portano alla morena e successivamente al Ghiacciaio di Entrèves, che risaliamo. L’ambiente è solitario e severo, nessuno intorno a noi, solo l’incombente parete est dell’Aiguille de la Brenva.

È stato faticoso ma dopo l’ultima gobba di neve raggiungiamo l’attacco della Via Papa Giovanni Paolo II; ci prepariamo precariamente appesi ad un cordone spelacchiato, in bilico sul crepaccio tra il ghiacciaio e la parete di roccia.

Il primo tiro non è amichevole, le protezioni sono ridotte all’essenziale, non è possibile integrare e la roccia è liscia e un po’ scivolosa. I tiri si susseguono, abbastanza impegnativi, con bella arrampicata: il tempo che sembrava bellissimo diviene nuvoloso.

Dopo 8 tiri finalmente raggiungiamo la Breche: il Père Eternel si staglia davanti a noi, bello ed impossibile. Fino a qui sono stato davanti io, adesso cedo il comando della cordata a Dafne, che salirà da prima la precaria parte finale della via. È impressionante vederla in pieno vuoto abbarbicata alla traballante pertica. Ancora un’affilatissima cresta e siamo in cima. È tutto incredibile, bellissimo.

Sarei sereno se tutto questo adesso non lo dovessimo ridiscendere, ma le cose per fortuna vanno molto meglio del previsto: le calate, predisposte in modo intelligente non creano incastri nelle corde, velocemente torniamo al ghiacciaio.

Godo di una felicità semplice, nata dal risveglio di un sogno sopito e dalla successiva realizzazione. L’azione in questo momento mi impedisce di pensare troppo, mentre corriamo per raggiungere in tempo l’ultima funivia.

Guida Alpina Gianni Lanza

Ogni volta che salivo sulla SkyWay non potevo fare a meno di notare questo affilatissimo ago di roccia che si stagliava sull’Aiguille de la Brenva: già era affascinante così, quando poi mi sono documentata sulla storia della prima salita, ha iniziato ad accendersi in me quella curiosità che stuzzica la fantasia e che mi fa sognare cose più grandi di me.

Così un giorno ho fatto vedere a Gianni alcuni video e fotografie che avevo trovato sul web ed insieme abbiamo letto le relazioni: da quel giorno l’impresa impossibile è diventata quantomeno “tentabile”.

Sappiamo di avere poco tempo, la prima funivia delle 6.30 tarda a partire. Qualche imprecisione durante l’avvicinamento ci fa raggiungere l’attacco della via qualche minuto più tardi del previsto. Vedo Gianni salire la Via Papa Giovanni Paolo II, i primi tre tiri sono ostici, arrampico bene ma da prima non sarei riuscita, le protezioni sono severe. Fatico all’uscita del settimo tiro ma in sosta il regalo è immenso: la maestosità appuntita del Père Eternel si staglia di fronte a noi, e piccoli piccoli ci apprestiamo a raggiungerne la base. Al di là della Brèche un vuoto immenso si tuffa verso il ghiacciaio della Brenva.

Quando Gianni mi passa il comando della cordata, proprio sotto la pertica, provo un’emozione unica, mai provata, gli sarò sempre grata per questa opportunità: certo che però me la immaginavo un po’ più grossa e solida questa pertica…! Senza pensarci troppo, mi arrampico su quel vecchio pezzo di legno, subito sono tranquilla, il vuoto non mi fa paura, diverso è per il tremolìo della pertica che si fa sempre più forte man mano che si sale. Da sotto non ci si rende conto di come la pertica sia fissata nella parte alta, me ne accorgo solo salendo e quando vedo l’ancoraggio mi viene voglia di togliermi alla svelta da quella situazione. Aghi da mina e chiodi da roccia (alcuni che si piegano sotto il proprio peso) mi conducono alla cresta sulla cima: mai nella vita ho visto una cresta così affilata, penso che ci si potrebbe tranquillamente tagliare una bistecca (la fame iniziava a farsi sentire). L’esposizione è estrema, sono circondata dal vuoto in ogni direzione, è una sensazione incredibile. Gianni mi raggiunge, tempo per fare un selfie, quasi neanche realizziamo bene dove siamo.

Dopo 9 doppie giungiamo al ghiacciaio, nonostante sia tardi non perdo le speranze di riuscire a prendere la funivia. Sciamo sui ramponi lungo il nevaio, poi giù di corsa per i prati e per il sentiero. Quasi al Pavillon vedo giungere la cabina, sento che ce la possiamo fare, corriamo velocissimi con gli zaini pesanti: sudati e stravolti, varchiamo il tornello della funivia alle 17.39, ci abbracciamo contenti nella cabina, che alle 17.40 parte per la discesa.

Stremati, ancora con il fiato corto, attraverso i vetri ci godiamo un cielo bellissimo su cui si staglia lontana la sagoma della nostra Père Eternel.

Dafne Munaretto

La Relazione di Montagna Biellese

Via Papa Giovanni Paolo II + Père Eternel Via Ottoz-Grivel

Quota partenza (m): 2173

Quota vetta (m): 3224

Storia: Salita dal basso il 7 agosto 1927 da Laurent Grivel, Arturo Ottoz, Osvaldo Ottoz e Albino Pennard, che superarono lo strapiombo per mezzo di una pertica in legno ancorata precariamente con aghi da mina e chiodi da roccia.

Accesso: Da Courmayeur salire in funivia al Pavillon. Prendere il sentiero che porta al Belvedere della Brenva, superare un ponticello ed un breve tratto attrezzato e successivamente salire per ripidi prati e con lungo diagonale raggiungere la morena del ghiacciaio che sia attraversa raggiungendo le prime lingue di neve. Salire il ghiacciaio alla meglio fino ad individuare sulla sinistra uno spezzone di corda che penzola da un fix. Ore 2,15.

Informazioni pratiche: la Via Papa Giovanni Paolo II è attrezzata a fix inox distanziati, mentre la Père Eternel mantiene un eterogeneo equipaggiamento d’epoca.

Difficoltà: 6a per la via Papa Giovanni Paolo II, artificiale rocambolesco per la Père Eternel (5c obbl.)

Via Papa Giovanni Paolo II

L1: placche lisciate dal ghiacciaio, 5c/6a
L2: placche più ruvide, 5c/6a
L3: placche verso destra, 5c
L4: cresta, 3
L5: placche verso destra fino a sotto il secondo salto, 5c
L6: partenza delicata poi bella arrampicata verticale, 5c
L7: diedro fessurato molto fisico, 6a
L8: placche appoggiate verso destra fino alla Brèche, 3

 

Via Ottoz-Grivel sulla Père Eternel

L1: dalla sosta sulla Brèche traversare verso la Père Eternel, oltrepassare una sosta con tre chiodi e e raggiungere la base della pertica, sosta su due aghi da mina, 4a A0
L2: salire la pertica (impressionanate), uscire dallo strapiombo seguendo gli aghi da mina e i vecchi chiodi A0 5c, fino a raggiungere il filo della cresta, oltrepassare la prima sosta su spit, proseguire a destra sulla lama finale 4a (molto esposto) fino al terrazzino di vetta, sosta su 3 fix collegati e maillon di calata.

Discesa: calata in doppia fino alla Brèche (circa 50 m), spostarsi in arrampicata fino alla sosta della Brèche, calata molto in diagonale verso sinistra (delicato) fino a raggiungere la sosta 7 della Via Papa Giovanni Paolo II. Successivamente scendere sfruttando tutte le soste della via. Dalla cima 9 calate in totale.

Equipaggiamento: ramponi e piccozza per l’avvicinamento, friend piccoli e medi fino al 3 BD, due mezze corde da 60 m.

LINK ESTERNI E APPROFONDIMENTI
– Vedi anche La corda di Arturo Ottoz, la guida del Bianco che dava del tu alle montagne, di Repubblica-

– Vedi anche Arturo Ottoz di Angelo Elli

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