Calanques di maggio

Arrampicare nella primavera mediterranea

Calanques di maggio. Una volta… tanti anni fa… una volta… Conobbi le Calanques nel 77, avevo 16 anni, il primo viaggio della mia vita, da allora cerco di tornarci il più possibile, sarà  amore, non so, quell’esperienza mi aveva aperto gli occhi verso un futuro incerto ed avventuroso. Quando arrivo a Cassis il tempo scorre a ritroso, mi dimentico del peso dell’eta’, mi sembra di ricominciare da li’, da quella volta… tanti anni fa. Camminare piano, immerso nei profumi della primavera mediterranea, all’ombra fresca del mattino, condividendo in silenzio con gli amici, le piacevoli sensazioni di vivere un ambiante speciale, dove l’arrampicata anche se di rara bellezza passa in secondo piano rispetto alla forza del paesaggio, una natura selvaggia e potente, generosa di piacevoli sensazioni, la fortuna di viverla in un piccolo gruppo, pacato, aperto ad ascoltare il dialogo sottile di questo luogo fatto di rocce bianche, macchia impenetrabile e mare. Giornate felici e semplici, godute in armonia, attenti a non rompere neanche un fiore, la sensazione di quattro giorni intensi proprio perchè’ vissuti con garbo, accompagnati dalle note dolci della chitarra di Edo.

Gianni

Conobbi le Calanques un anno fa e me ne innamorai perdutamente. Enormi pareti verticali di puro calcare che nel corso di svariati millenni ha dato origine a torrioni imponenti, diedri maestosi, fessure e placche sbalorditive e tutto questo a due passi da quel mare che i romani definivano nostrum, che ancora lavora e perfeziona le forme di queste ‘sculture’. Dal primo istante in cui vidi questa magnificenza rimasi estasiato, un po’ come un bambino di fronte ad un nuovo giocattolo, poichè non avevo mai visto un luogo più’ bello di quello. I suoi paesaggi sono cosi’ mozzafiato che potrei facilmente perdermi in essi, come se trovassi sempre un particolare che mi era sfuggito in precedenza. Un locus amoenus, o Eden, che dir si voglia, dove anche solo un minuto immersi in quel verde può far dimenticare anche i più tristi pensieri.
Un luogo selvaggio tutto da esplorare, ecco cosa sono per me le Calanques.
Voglio cogliere pero’ l’occasione per ringraziare anche tutti i miei compagni d’avventura Dafne, Tella e Andrea, sempre pronti a strapparti un sorriso ma anche seri ed aperti nell’insegnare sempre qualcosa di nuovo durante l’arrampicata, ma soprattutto grazie a te Gianni, per le bellissime esperienze che mi stai facendo vivere a soli 16, grazie di cuore a tutti!

Edo

L’alpinismo in riva al mare.
Avevo già potuto apprezzare l’anno scorso la meraviglia di questo luogo, con le sue pareti bianche ed il suo mare cristallino; l’arrampicata su calcare e’ la mia preferita, mi è più congeniale e mi regala bellissime sensazioni.
Giunti in cima al Bec de Sormiou per una splendida e divertentissima via di arrampicata ci siamo trasformati in alpinisti, legati a corda corta siamo scesi lungo una cresta affilata e ventosa, che come una prua si inabissa nello spumeggiare del mare: un meraviglioso anello con traversi e calate e il passaggio nell’incredibile Grotte du Capelan. Oltre all’ambiente di rara bellezza questa volta abbiamo potuto imparare ed esercitare le varie tecniche di progressione, da modificare costantemente durante il percorso in base alle difficoltà che si incontravano.
In cordata con Edo abbiamo potuto mettere alla prova le nostre capacità, aumentando ancor di più la reciproca fiducia. Piccoli passi di un cammino intrapreso insieme. Grazie a Gianni, Tella e Andrea, non solo per le scalate ma anche per le belle serate trascorse insieme.

Dafne

 

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